Di Elena
Galvani e Jacopo Laurino
Gentilissimo
Professor Rauzi,
grazie
per il suo post. Grazie per il tempo dedicatoci, per l’attenzione con cui ha
letto il copione che Giacomo Sartori ha tratto assieme a noi dal suo romazo
omonimo. Grazie per l’acutezza della sua analisi.
Di
seguito alcuni pensieri sparsi, stimolati dalle sue riflessioni.
Tutto è male. Non c’è
dubbio, Sacrificio è una tragedia, ed
è dominata da quella che Nemi D’Agostino chiama la “visione tragica”, ossia
l’intuizione del lato più oscuro della vita, della realtà, dell’uomo. Dunque
niente risposte, soluzioni o messaggi, ma domande. Sguardo lucido e coraggioso,
capace di sondare l’arido vero. Secondo
noi, niente che abbia a che vedere col cinismo o con una compiaciuta
spietatezza di analisi. Al contrario analisi sofferta, senza sconti ma con
profonda pietà umana. E forse basta questo a rendere ogni vera tragedia un atto
di amore costruttivo, senza tirare in campo la Poetica di Aristotele, con la sua esigenza fuorviante di
razionalizzare l’irrazionale, o meglio di trovare un intento educativo e morale
nell’opera tragica che in realtà non lo prevede.