E’ strana la mia tendenza insaziabile e
quasi psicotica di creare collegamenti invisibili tra le cose. Invisibili, non
perché non sono visibili, anzi per me i collegamenti che nascono sono più che
visibili, sono concreti, sono logici, sono estremamente razionali. Come Ade,
non è che fosse lui stesso invisibile, è che possedeva un elmo che rendeva
invisibili se indossato; ma lui era lì, presente, esisteva ancora anche se un
po’ bruttino. Invisibili quindi perché essendoci infiniti collegamenti tra le
cose, ciò che a me risulta visibile e familiare ad un altro può risultare
confuso e oscuro in una foresta di simboli che l'uomo attraversa nei raggi
dei loro sguardi familiari. Potrei chiamarle corrispondenze non
propriamente usuali insomma. Quando ero piccola sovente mi accadeva di
ritrovarmi a collegare i puntini numerati dei giochi di enigmistica, facendo
nascere la figura non da un lineare collegamento in una successione numerica
ma, usando sempre i pallini come riferimenti, creando figure fuori dagli schemi
nel vero senso della parola.