giovedì 12 febbraio 2015

L’INFERNO DI DANTE SECONDO LO SLOW THEATRE

A 10 mesi dalla fine del “Progetto Sacrificio” siamo tornati con una nuova produzione: Il folle volo 


e volta nostra poppa nel mattino, 
de’ remi facemmo ali al folle volo 
Inferno, XXVI vv 124-125




Quello dell’interprete teso nell’estremo sforzo di rendere i versi della Comedìa dantesca è sempre un “folle volo”. Il viaggio alla ricerca del proprio modo di restituire la parola di Dante si può iniziare, ma non si può concludere: sono tanti i porti a cui approdare, per poi salpare nuovamente verso una meta che rimarrà irraggiungibile. Ad ogni porto si è diversi, c’è un viaggio alle spalle di cui raccogliere i frutti. Il confronto con Dante, in ogni stagione della vita, può aprire varchi diversi e inaspettati. Ed eccoci arrivati alla tanto agognata tappa di questo percorso. Il 4 febbraio, "Il folle volo" è divenuto realtà!


lunedì 17 marzo 2014

ALCUNE DOMANDE A GIACOMO SARTORI

 Vogliamo condividere alcune riflessioni emerse nel corso degli incontri nelle biblioteche, perché ci sembra che contribuiscano notevolmente alla comprensione profonda delle dinamiche di “Sacrificio”. Alcune domande sono state poste dai conduttori delle serate, altre sono emerse dal pubblico.
Abbiamo cercato di essere quanto più fedeli possibile al senso delle parole di Giacomo Sartori, anche se ci basiamo su appunti e non su una trascrizione fedele.
Giacomo ha detto che uno scrittore è prima di tutto un lettore: ci piace utilizzare questa frase come incipit di questo collage di risposte. Uno scrittore legge. Libri, naturalmente; ma anche la realtà che lo circonda, le persone che incontra e i sentimenti che prova.

Che legame c’è con la realtà trentina? Sono veramente così i giovani?

Un romanzo non riferisce la realtà, come ogni forma d’arte ne riporta alcune caratteristiche, la piega alle necessità espressive dello scrittore.
La scrittura che ha senso, non ha senso. La narrativa italiana è spesso molto convenzionale e raramente rompe gli schemi. Una scrittura “didattica” ed eccessivamente realistica diventa noiosa.
L’arte è lavoro, è fatica. E’ la ricerca di qualcosa che non esiste.

C’è nel romanzo una concentrazione di sofferenza: e la speranza? E le cose positive?

La violenza è proporzionale alla scorza con cui il Trentino si isola. E’ duro il testo, ma è dura anche la scorza con cui ho dovuto battermi. C’è un deciso contrasto tra la violenza esteriore e la levità dei sentimenti interiori dei personaggi. Ogni vita ha qualcosa di unico e inesprimibile. La vita ci vive.
La violenza non è mai fine a se stessa nei miei testi, ma è sempre strumentale alla comunicazione di qualcosa che mi sta a cuore. I personaggi vivono situazioni estreme nella loro intimità, fanno fatica a star dietro alla realtà. C’è un contrasto molto forte tra la durezza della situazione e l’interiorità dei personaggi.
La realtà è molto più violenta del romanzo, perché lla violenza della realtà è spesso gratuita.

Quali sono le caratteristiche fondamentali della trasposizione teatrale?

I miei testi sono sempre un lavoro a levare, a condensare la scrittura, a rendere minimale anche la punteggiatura. L’essenzialità estrema necessaria per il testo teatrale ha costituito una sfida entusiasmante. Il testo teatrale è molto vicino alla poesia, con la differenza che mentre uno scrittore padroneggia tutti i dettagli della propria opera, nel teatro il testo è solamente uno degli elementi che compongono la storia. Il libro esce come un prodotto finito, mentre a teatro il testo è solamente l’inizio di un processo che non è nelle mani dello scrittore.

Cosa hai provato nel vedere incarnati i tuoi personaggi?

Ho seguito alcuni provini e ho molto apprezzato l’atmosfera di impegno e l’essenzialità di una recitazione fuori da qualsiasi contesto. L’atmosfera surreale del palco nudo e dell’attore solitario mi ha affascinato: dal teatro semibuio, dal nulla, nasce l'epifania di qualcosa che si sta creando. L'attore non conosce quasi il testo ma sta creando.
Come scrittore avrei mantenuto questo fascino dell’indeterminato anche nella realizzazione finale del testo. Sento, o immagino, le mie parole in modo più astratto di quello che è uscito nel testo teatrale. Un testo più astratto, anche nella sua trasposizione fisica, permette di mantenere e rimarcare una maggiore distanza nei confronti del personaggio.

I tuoi personaggi spesso hanno difficoltà a esprimere i propri sentimenti e sono vittime di una sorta di afasia.

La lingua ci appartiene, ma non riesce mai a trasmettere la nostra unicità perché l’uso comune l’ha caricata di banalità che hanno intaccato la naturale profondità delle parole. A volte il dialetto riesce a esprimere meglio un concetto che in italiano risulta solo abbozzato.
Nel silenzio di noi stessi utilizziamo la nostra lingua per imbrigliare emozioni e sentimenti, difficilmente riusciamo a isolarci nel silenzio e ad ascoltare il nostro sé interiore. Le nostre parole non ci appagano mai al cento per cento. Ci sembra sempre che ci sia una parte di quello che vogliamo comunicare che resta sotterranea, non espressa.
Il nostro pensiero non ci appartiene. Il pensiero è un qualcosa di ossessivo, ripetitivo, che si forma in modo autonomo nella nostra mente ma che noi non possiamo controllare né indirizzare. Questo rende molto difficile, o forse impossibile, dare un nome, una definizione, al pensiero che ci sta attraversando, riconoscerlo e codificarlo. Tutto ciò è, naturalmente, molto frustrante per l'essere umano, che non è padrone della propria mente.
La parola caratterizza l'uomo. Ma questa possibilità di dare un nome ai pensieri e di poterli comunicare agli altri, è un atto faticosissimo.

“Sacrificio”: la vittima sacrificale è Diego, ma possiamo dire che tutti i protagonisti del tuo testo siano delle vittime.

Non dimentichiamo che nella parola “sacrificio” c’è il “sacro”. Sacro è ciò che non si capisce, che non si riesce a spiegare ma che ci impone un senso di riverenza. Il “sacro” è quel qualcosa che ci unisce, unisce tutti gli essere umani, perché ci travalica.
I personaggi del libro hanno un modo di vivere laico, nondimeno c'è qualcosa di spirituale in “Sacrificio”. La profondità, per definizione, è spirituale.

Ti hanno definito un “anatomopatologo dei sentimenti”. Si riconosce in questa definizione?

Direi più un anatomopatologo delle emozioni. I sentimenti sono qualcosa di più elaborato, complesso. Le emozioni sono ad uno stadio primordiale, sono più legate al corpo, all'immediatezza, all'urgenza. Io amo indagare questo, le emozioni. Mi definirei un autore dell'intimità.

Questo come caratterizza la tua scrittura?

Scrivo in terza persona. Ma è una terza persona vicina alla prima persona, che si porta dietro lo sguardo della prima persona, in questo caso di Marta. Mi piace lo sguardo soggettivo del personaggio. Infatti, la prima cosa che faccio è pensare un nome per il personaggio, un nome per me evocativo, in qualche modo.

Collage di interviste a cura di:
Maira Forti e Federica Dallapria

venerdì 7 marzo 2014

Ai sette

Carissimi,
l'altra sera siamo tornati a casa sfiniti, dopo i due giorni di prove a Taio; sfiniti, ma con una sensazione di calore.
Finalmente abbiamo potuto riprenderlo nelle "nostre" mani, il "nostro" Sacrificio. Tutti noi l'abbiamo visto nascere e crescere per due lunghi e brevissimi anni, lasciandoci scivolare dentro tanta vita. Noi, più di ogni altro, avevamo il diritto e, soprattutto, la responsabilità di congedarlo per un nuovo viaggio che speriamo continui, aldilà delle sette repliche trentine.
Ora che Sacrificio è nelle nostre mani, non possiamo risparmiarci: dobbiamo essere generosi, severi, rigorosi; dobbiamo mettere tutta la nostra intelligenza e la nostra passione affinché Sacrificio restituisca al pubblico tutto il suo spessore, tutta l'umanità che possiede.
Siamo rimasti noi i suoi custodi, soli, a difendere il lavoro di tanti altri che ora però non possono più intervenire. E' per tutti coloro che hanno dato il loro contributo a Sacrificio, che dobbiamo lottare. E anche contro tutti coloro che Sacrificio non l'hanno mai sopportato. Ma è soprattutto per il Teatro, per un certo modo di fare Teatro, che dobbiamo lottare. 
Vi abbracciamo forte. Abbiamo davanti un lavoro duro, che ci farà anche soffrire, ma che sarà anche una gioia.
Sentiamo chiaro, ora, quel legame che è venuto creandosi con il comune lavoro. Grazie!

Elena e Jacopo

martedì 18 febbraio 2014

Sacrificio. Risveglio (anticipato) di primavera.


Da alcuni giorni, come un orso in letargo,  il Progetto Sacrificio si sta scrollando dal torpore della lunga pausa forzata. Sabato 15 e domenica 16 febbraio i "sette" si sono ritrovati per passare insieme circa 16 ore. C'è in tutti una grande voglia di ricominciare, dopo il debutto ufficiale (una sorta di ballo dei debuttanti, dato che, solo sei mesi prima, molti di loro non avrebbero nemmeno immaginato di "fare teatro") della primavera scorsa al Teatro Cuminetti di Trento. Un grande successo di pubblico, con molte persone rimaste purtroppo fuori. Un pubblico davvero eterogeneo,  fatto sì di amici e parenti, ma anche di compagni d'avventura rimasti indietro nelle selezioni, ma legati comunque al progetto (e tanto di cappello al loro fair play), di curiosi e di professionisti -locali e non- dello spettacolo dal vivo. Eterogeneo il pubblico, eterogenee le reazioni. Sicuramente Sacrificio è un'operazione su cui discutere, ma tutte le polemiche che ci hanno accompagnato rafforzano il nostro senso di appartenenza a una modalità di produzione culturale che noi crediamo innovativa e profondamente umana, ricchissima di valori e artisticamente stimolante. Se ci stiamo sbagliando, sarà il tempo a dircelo. Adesso è il momento di agire!

Anche la Gold List si è risvegliata. Ieri sera, 17 febbraio 2014, nella sede del WWF di Trento, c'è stato un lungo confronto tra i "Gold" - Stefano Maestrelli, Alessia Dorigoni, Irene Segafredo, Andrea Facchini e Romina Zanon, Osvaldo Negra (Presidente WWF del Trentino Alto Adige) e Claudio Groff (Servizio Foreste e Fauna - PAT). Si è parlato di natura, orsi e draghi…
Chi volesse saperne di più potrà assistere a uno degli eventi/effetti collaterali incentrati sull'orso e nati dalla prolifica radice di Sacrificio. Gli eventi prenderanno spunto dal bellissimo racconto "L'uccisione del drago" di Dino Buzzati, letto dai "Gold" e vedranno Osvaldo Negra e Claudio Groff coinvolgere il pubblico in un momento di riflessione profonda e sincera sul rapporto tra i Trentini e il loro territorio.


lunedì 27 gennaio 2014

STRADANOVA 2004-2014. Da 10 anni in cammino

27 gennaio 2009, Giornata della Memoria: al teatro Cuminetti di Trento, debutta "Il pioppo nella neve. I Cantoria Sine Nomine cantano Brecht".

Postiamo un estratto dello spettacolo.





Per altri materiali su Il Pioppo nella neve visita il sito www.stradanovaslowtheatre.it



La nuova pagina facebook di Stradanova Slow Theatre

All'inizio del decennale della sua attività Stradanova Slow Theatre inaugura la sua nuova pagina facebook.

lunedì 16 dicembre 2013

Un canale youtube sul teatro di Eduardo

Segnaliamo che da circa tre settimane è apparso su youtube il canale ufficiale dedicato al teatro di Eduardo, che settimanalmente sarà aggiornato con con clip di commedie, brevi documentari, letture e approfondimenti.

Les enfants du Paradis, 1945. Candido corrotto

Di Alessia Dorigoni

E’ strana la mia tendenza insaziabile e quasi psicotica di creare collegamenti invisibili tra le cose. Invisibili, non perché non sono visibili, anzi per me i collegamenti che nascono sono più che visibili, sono concreti, sono logici, sono estremamente razionali. Come Ade, non è che fosse lui stesso invisibile, è che possedeva un elmo che rendeva invisibili se indossato; ma lui era lì, presente, esisteva ancora anche se un po’ bruttino. Invisibili quindi perché essendoci infiniti collegamenti tra le cose, ciò che a me risulta visibile e familiare ad un altro può risultare confuso e oscuro in una foresta di simboli che l'uomo attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari. Potrei chiamarle corrispondenze non propriamente usuali insomma. Quando ero piccola sovente mi accadeva di ritrovarmi a collegare i puntini numerati dei giochi di enigmistica, facendo nascere la figura non da un lineare collegamento in una successione numerica ma, usando sempre i pallini come riferimenti, creando figure fuori dagli schemi nel vero senso della parola.

sabato 14 dicembre 2013

Davanti ai "Cani" di Caterina Marinelli si resta davvero meravigliati

Di Elena Galvani e Jacopo Laurino

Siamo stati ieri sera a Segonzano per vedere la mostra dedicata dal Comune all'artista Caterina Marinelli che vive e lavora a Piazzo (frazione di Segonzano).
Daniela Rosi, curatrice della mostra, ci aveva suggerito di non perderla. 
Non siamo riusciti ad andarci prima, per motivi di lavoro. La mostra ormai è in chiusura, c'è tempo di vederla fino a domani, domenica 15 dicembre, ma invitiamo caldamente tutti coloro che non l'abbiano ancora fatto ad andare a vedere le opere di Caterina esposte nell'auditorium delle scuole di Segonzano. Ci è bastato mettere piede nella piccola sala dell'esposizione per capire immediatamente che valeva la pena mettersi in macchina e arrampicarsi fin lì.

Buona fortuna, Riccardo, per il “tuo” Sacrificio

Di Elena Galvani e Jacopo Laurino

Caro Riccardo,
vogliamo ripubblicare il trailer del “tuo” Sacrificio (pubblicato su youtube ormai da un mese) come primo atto di questo “nuovo” blog. Nuovo tra virgolette, perché non è altro che il vecchio blog di Sacrificio che riprende a vivere dopo una lunga pausa seguita al debutto, pausa che tutte le persone coinvolte nel progetto si sono prese per riflettere su un’esperienza così totalizzante. Ritorna a vivere come slow theatre’s blog, trasformato in una piattaforma di studio e confronto aperto sulle nostre future produzioni.