mercoledì 5 settembre 2012

Per continuare a vivere l'emozione dell'equilibrio instabile di quel primo giorno sul palco

Considerazioni di un candidato attore
Di Diego Salizzoni

Ho deciso di fare il provino con leggerezza... o meglio, la cosa mi sembrava tanto strana che oggi ammetto di essermi autoconvinto di stare telefonando per altri. In fondo sono il bibliotecario, è normale che vedendo un nuovo volantino sul bancone mi informi per sapere, a mia volta, informare quando mi verrà chiesto. Poi però sono arrivati i provini.
Si conoscono persone, ci si mette in gioco. Spaventa sempre mettersi in discussione. Sembra di essere sotto esame. Uscire dalla comodità del nostro ruolo, dalla routine della nostra quotidianità, è un passo difficile da fare, per nulla scontato. Invece è facile, almeno per me, provare empatia: sia nella vita reale che guardando un film, o leggendo un libro, a volte mi sembra di essere talmente coinvolto dalla narrazione da perdermici. Daria Bignardi recensisce così il libro di Vitali, “Olive comprese”: «Descrive così bene le brume lacustri che mentre leggevo mi è venuto il raffreddore.» Ecco, in questo senso “coinvolto”.

Sul palco è diverso. Un palco per me non è affatto la quotidianità, il teatro non è parte della mia routine. È un mondo che mi affascina, lo seguo, ma non ho mai realmente pensato di viverlo in prima persona.
Il giorno del primo provino mi hanno aiutato molto. A capire come dovevo stare, come parlare e muovermi. Ma ricordo soprattutto questa domanda ricorrente: “riesci a capire cosa ti chiediamo?”
Ed è in quel momento che l’equilibrio vacilla: certo che ho capito! Ma come faccio a tradurre emozioni, sensazioni e immagini in gesti, parole, toni di voce? Quanto è difficile essere arrabbiato su quel palco se non lo sei? Quanto è complesso rendere in poche parole un universo di significati?
Non pensavo che questa decisione mi mettesse a tal punto con le spalle al muro. Sul quel palco, quel giorno, ad eccezione delle persone che provavano con me e mi aiutavano, ero solo. Avevo qualcosa da dimostrare. Ho iniziato a realizzare che se all’inizio ho telefonato un po’ per gioco, ora la cosa è diversa. Voglio davvero proseguire con questa nuova avventura? Allora devo trovare dentro di me altre ragioni, altre motivazioni, altra energia per andare avanti: non certo per lasciare in chi mi ascolta il ricordo di una performance perfetta, ma instillare un dubbio: quello che esista un materiale ancora informe, grezzo, da limare e smussare, potenziare e far crescere prova dopo prova. Per continuare a vivere l'emozione dell'equilibrio instabile di quel primo giorno sul palco, il brivido di sentir mettere in discussione la mia tranquilla quotidianità.

1 commento:

  1. Direi che sei riuscito a mettere in discussione la tua tranquilla quotidianità Diego! Il bibliotecario non demorde mai!

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